In ricordo di Nedo Fiano

«Colui che dimentica diventa complice degli assassini: una società come la nostra non deve trascurare il dolore e dimenticare il passato » è uno degli eloquenti ammonimenti che Nedo Fiano ha usato per metterci in guardia dal pericolo di ricomparsa del fascismo e delle sue logiche violente e assassine.

Nedo Fiano, tra gli ultimi sopravvissuti di Auschwitz, ci ha lasciati all’età di 95 anni in quella che era diventata la sua seconda patria: Milano.

Per quarant’anni, instancabile, ha fatto dell’antifascismo una pratica quotidiana, ammonendo le giovani generazioni sui pericoli del bestiale rigurgito al quale ha sempre anteposto, con tenacia, la fiamma viva della memoria.

Ha raccontato ovunque la sua esperienza maturata nell’ultimo periodo, quello più terribile, coincidente con la vergognosa “soluzione finale”, lo sterminio sistematico della popolazione ebraica.

Nedo Fiano fu deportato il 16 maggio 1944 e trascorse quasi un anno nei lager, prima ad Auschwitz dove trovarono la morte tutti i suoi famigliari e, negli ultimi giorni, a Buchenwald dove era stato trasferito dai nazisti in fuga.

Il circolo “Giustizia e Libertà” di Roma si stringe ai suoi famigliari con l’impegno di proseguire la battaglia di Nedo Fiano per tener viva la memoria della Shoah anche in sostegno alla proposta di legge intestata ad Emanuele, figlio di Nedo, che introduce il nuovo reato di propaganda del regime fascista e nazista. La legge, composta da un solo articolo, già approvata in prima lettura dalla Camera dei Deputati della precedente legislatura, resta ancora impigliata nelle maglie procedurali del Parlamento.

Il modo migliore per proseguire una battaglia non ancora vinta, nella convinzione che Giustizia e Libertà possano essere sostantivi di piena attuazione solo dopo aver debellato il male del fascismo che ancora striscia subdolo nelle pieghe recondite della società italiana, insinuandosi laddove la memoria è cancellata, laddove la cultura non riesce a sopraffare l’ignoranza.

 

                                                                            (Enzo Di Brango)

 

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