M E M O R I E
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IL CIRCOLO GIUSTIZIA E LIBERTA' DI ROMA
PARTECIPA AL GENERALE CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DI
GIORGIO BOCCA
GRANDE GIORNALISTA E SCRITTORE PARTIGIANO NELLE FILE DI GIUSTIZIA E LIBERTA'
UOMO ESEMPLARE PER IMPEGNO CIVILE E RIGORE MORALE
MORTO OGGI 25 DICEMBRE 2011 A MILANO.
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IL 3 LUGLIO U.S.ALL'ETA DI 100 ANNI E' MORTA A GENOVA ELENA BALDAZZI.
PUBLICHIAMO DI SEGUITO LA COMMEMORAZIONE DI FABIO GALLUCCIO
Elena Baldazzi non c'è più.
Ci ha lasciato a più di cento anni nel ricordo del suo impegno civile e umano.
Vedova dal 1982 di Cencio, antifascista e politico italiano, uno dei comandanti degli arditi del popolo e della Resistenza rimane in nome degli ideali azionisti.
Fu tra i fondatori del nostro circolo che vide Elena socia attiva e presidente onorario.
La ricordo già anziana prima che si trasferisse a Genova dalla nipote. Ogni mattina a più di 90 anni la mattina si alzava a dare il suo lavoro volontario alle associazioni partigiane a cui diede sempre con grande generosità parte della sua pensione.
Andai a trovarla nella sua casa della Balduina, piena dei ricordi del marito e della unica figlia, morta in giovane età..
Regalò al Circolo, come era solita fare, alcune preziose, grandi testimonianze di un'epoca ormai trascorsa, tra cui un disegno di Carlo Levi, grande amico di Cencio ed Elena.
Il suo amore e la stima per Cencio nascono nelle isole pontine. Elena, figlia del farmacista, si innamora di questo uomo giunto in catene.
Mi fece tenerezza, rivelò in un intervista di dieci anni fa.
In lui Elena vede, oltre che l’accanito e indomabile combattente, l’uomo che sofffre.
E con lui condividerà finchè staranno insieme gli ideali imperituri di Giustizia e Libertà.
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Roma 28 Febbraio 2011
Il Circolo Giustizia e Libertà di Roma partecipano al cordoglio per la scomparsa del Senatore Antonio Landolfi,socialista laico e libertario,spentosi il 26 Febbraio 2011 dopo lunga malattia.
I funerali hanno avuto luogo il 1 Marzo 2011 alle ore 15 a Roma in via Marianna Dionigi 59,in uno spazio della chiesa valdese.
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Roma 24/10/2009
Il Presidente del Circolo Giustizia e Libertà di Roma,Guido Albertelli e l’intero Consiglio Direttivo,partecipano addolorati al generale cordoglio per la scomparsa del socio
GIULIANO VASSALLI
Socio onorario da anni,partecipe convinto delle iniziative sulla memoria,simbolo di una vita dedicata alla lotta antifascista,alla partecipazione politica,al contributo per una giustizia moderna.
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Nella manifestazione svoltasi il 19/05/2009 presso la Casa della Memoria
e della Storia su "Storia,Pensiero e Attualità del Partito d'Azione" il Presidente del Circolo Giustizia e Libertà di Roma,
Guido Albertelli ha elencato personalità che hanno dato impulso e vita a questo partito e noi con rispetto e orgoglio
li ricordiamo in questo sito.
ELENCO A MEMORIA DI GIELLISTI E AZIONISTI INDIMENTICABILI
Carlo rosselli, nello rosselli, ferruccio parri, emilio lussu, ernesto rossi,
fausto nitti, giulio carlo argan, cencio baldazzi, riccardo bauer, norberto bobbio, piero calamandrei, guido calogero, pilo albertelli,
nicola chiaromonte, alberto cianca, tristano codignola, ugo la malfa, vittorio foa, leo valiani, alessandro galante garrone,
aldo garosci, leone ginzburg, piero gobetti, carlo levi, massimo mila, augusto monti, raffaele mattioli, bruno zevi, massimo salvadori,
nello traquandi, manlio rossi doria, carlo muscetta, adolfo omodeo, federico chabod, edoardo volterra, vittorio gabrieli, aurelio pecciei,
nuto revelli, michele cifarelli, carlo ludovico raggianti, ada rossi, luigi salvatorelli, gaetano salvemini, joice lussu, enzo enriques
agnoletti, ennio gnudi, francesco fancello, duccio galimberti, ada gobetti, enrico cuccia, lionello venturi, bruno visentini,
aldo visalberghi, fabio luzzatto, manlio magini, giorgio agosti, dante livio bianco,stefano siglienti, altiero spinelli,
alberto tarchiani, silvio trentin, federico comandini, franco antonicelli, mario berlinguer, mario giovana,luigi meneghello,
giorgio bassani, giovanni conti, giorgio candeloro, raimondo craveri, tommaso fiore, guido de ruggiero, francesco de martino,
guido d’orso, egidio meneghetti, mario cassiani ingoni, franco venturi, giorgio bocca, carlo azeglio Ciampi.
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Carlo Levi, un torinese del Sud
L'ultimo incontro al nostro circolo è stato su Carlo Levi, il grande scrittore, poeta, pittore, meridionalista cresciuto a Torino,politico nato tra le file di Giustizia e Libertà.
L'idea dell'incontro nasce al ritorno alcuni mesi fa da Frascati, dalla mostra su Anna Magnani a palazzo Aldobrandini, Colpito dalla magica vitalità , dalla "popolanità" di Anna, dalla sua voce magica che accompagna il percorso dell'esposizione.
Mi erano rimaste nel cuore tante cose, ma una fra tutte, un ritratto di Carlo Levi all'attrice.
E' parlante il ritratto di Anna Magnani, che abitando nello stesso palazzo di Carlo, scende in ciabatte a posare, lamentandosi forse dei
reumatismi o di qualche altro acciacco. Mi ricordo, appena giunto a casa, di un libro di Levi comprato nel mio vagabondare nelle librerie
"Le tracce della memoria", (edizioni Donzelli), ancora non letto e mi tuffo nel mondo di Carlo Levi, amico di Gobetti, maestro d'arte di
Nello Rosselli, animatore di "Giustizia e Libertà", antifascista, condannato al confino in Lucania.
Da lì l'idea dell'incontro in collaborazione con il presidente della Fondazione Levi,Guido Sacerdoti, con la professoressa Marcella Marmo, ordinario di storia contemporanea all'università Federico II di Napoli,e con il giornalista Giovannino Russo, grande amico di Levi.
Chi non ricorda " Cristo si è fermato ad Eboli", "L'orologio" ?
La memoria è la sostanza stessa della scrittura di Carlo Levi,memoria che si dipana tra la storia,personaggi famosi e quotidianità.
Come non ricordare alcune pagine scritte da Levi su Ferruccio Parri, dove Parri gli chiede di non mettere il suo nome sotto il suo ritratto.
O le pagine dedicate a Leone Ginzburg: "Leone Ginzburg fu un grande uomo di cultura, nel senso vero e moderno della parola: di quella cultura, che è coscienza di libertà, azione comune con gli altri, che allarga e istituisce per tutti, in modo creativo, la libertà.
" O il suo amore per Rocco Scotellaro, il poeta contadino lucano, il "poeta della libertà contadina", come lo definisce lo stesso Levi.
I contadini di Levi e di Rocco Scotellaro sono la coscienza di un mondo ormai scomparso. Il recupero di quel mondo, attraverso il filo del ricordo, serve come contraltare alla minaccia dei miti collettivi di nuovi eroi, spesso ridotti a idoli narcisisti di se stessi.
Ma anche nella routine giornaliera Levi scopre la poesia, come i colori di un suo nuovo quadro o le parole di una sua poesia. ..."Un popolo nuovo, immune dei limiti ripetuti, nasceva con nuovi nomi sicuro dalla morte: era la resistenza...."
Ed ecco Iris, la Covernante, che non mangia il pane"perchè il pane lo mangiano i ghiotti" e non vuole buttare i giornali vecchi, perchè sono scritti! "Il pane" - commenta Carlo Levi- lo mangiano i ghiotti. E anche i giornali, forse li leggono i ghiotti ".
Ma accanto a questi ricordi si aggiungono le pagine di Gigliola De Donato e Sergio D'Amaro: "Un torinese del sud: Carlo Levi (ed.Baldini
Castoldi Dalai)"dove riscopriamo la grande vicinanza di Levi al mondo dell'emigrazione. Amore che lo induce a a fondare la Federazione
Italiana Lavoratori Emigrati e Famiglie."Dietro lo stato dell'emigrato c'è per lui l'archetipo dell'ebreo errante, del perseguitato, del colpito da una grave ingiustizia sociale". Quanto attuale questo pensiero in un momento di totale differenza e colpevolizzazione dell'immigrazione.
L'opera di Carlo Levi ci fa rivivere questo grande uomo, che io ricordo all'inizio degli anni '70 alla clinica San Domenico a Roma per un'operazione agli occhi. Lì c'era pure mio padre.
Mentre passavo per il corridoio una suora mi fece cenno con la mano di fare silenzio. Mi disse: "Sss, lì c'è Carlo Levi". Quel silenzio ho imparato a tenerlo di fronte ai Grandi, per i quali le parole sono
spesso insufficienti".
Fabio Galluccio
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Il giorno 13 Dicembre 2008 alle ore17
nel Circolo Giustizia e Libertà a Roma in via Andrea Doria 79
si è tenuto l’incontro sul tema
“Carlo Levi scrittore,pittore uomo di Giustizia e Libertà”
sono intervenuti
Guido Sacerdoti Presidente Fondazione Carlo Levi
Marcella Marmo Ordinario di Storia Contemporanea Università Federico II di Napoli
Giovanni Russo Editorialista del Corriere della Sera
Ha coordinato :Fabio Galluccio Segretario del Circolo
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La F.I.A.P., l’ A.N.P.I., il Circolo Giustizia e Libertà
commemorano
VITTORIO FOA
alla Casa della Memoria e della Storia Via San Francesco di Sales, 5 in Roma
martedì 4 novembre 2008 alle ore 17.00
Intervengono
Massimo Rendina per “Una grande scomparsa”
Guido Albertelli presenta “Intervista a Vittorio Foa “
Nicola Tranfaglia relatore di “Una vita per noi”
Coordina
Vittorio Cimiotta
Soci e simpatizzanti sono invitati a partecipare alla commemorazione.
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Pubblichiamo il telegramma di condoglianze che il Presidente del Circolo
di Roma Guido Albertelli ha inviato alla vedova di Vittorio Foa.
E' sceso prima il buio oggi,
scompare un nostro simbolo degli ideali di Giustizia e Liberta',
del coraggio della lotta antifascista, del sindacalismo solidale, nell'ottimismo dell'indipendenza.
Scompare un esempio di ciò che avremmo voluto realizzare in una vita ideale.
Condoglianze sentite triste signora.
Guido Albertelli Presidente del Circolo Giustizia e Libertà di Roma
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Intervento di Guido Albertelli alla presentazione del libro
“RAZZA PARTIGIANA" "STORIA DI GIORGIO MARINCOLA”
Roma, Casa della Memoria, 7 ottobre 2008
Sono nato nel settembre del 1923 in Somalia da padre italiano e madre somala e dopo due anni è nata mia sorella Isabella.
Desidero dire che io non mi sono mai sentito mulatto come il fascismo ci definiva.
Sono stato indifferente al colore della mia pelle. Ero italiano e uguale agli altri.
Nel 1926 ci siamo trasferiti, mio padre e noi due figli a Roma.Mio padre si risposò ed io fui mandato a vivere da mio zio a Pizzo Calabro dove restai fino al 1933 quando tornai a Roma nella nostra casa..
Feci le scuole medie e il ginnasio all’Umberto 1°. Lì nell’anno scolastico 38/39 ho iniziato il primo liceo nella sezione E dove conobbi il prof. Albertelli che insegnava Storia e Filosofia
Nella scuola trovai due grandi amici, Corrado Giove e Caio Cèfaro, con i quali accomunai amicizia, affetto ed affinità.
Tutti i compagni mi trovavano aperto e pieno di vitalità ed andavo d’accordo con tutti.
Gli ultimi anni trenta erano quelli delle prime riserve al regime fascista che nascevano nei giovani liceali ed universitari anche per la presenza di alcuni professori, antifascisti da tempo. All’Umberto 1°, si seppe più tardi, attivi erano i prof. Albertelli, Cossu, Salinari, Serra ed il sacerdote don Pisanelli.
Proprio lì al Liceo ebbi una svolta che segnò la mia vita.
La scoperta della conoscenza dei valori del mondo antico e delle insufficienze ideali del paese nel quale vivevo fu determinante nella mia formazione culturale e politica. Questo insegnamento, così elevato, che rimase profondo nella mia coscienza, lo devo al prof. Albertelli. Era un un bell’uomo, sui trent’anni, alto, con gli occhiali, distinto, con lo sguardo melanconico ed un parlare semplice e straordinariamente efficace sugli alunni e su di me in particolare. Era un antifascista della prima ora. Nel 1928, a 21 anni, era stato arrestato insieme ad Ugo La Malfa e condannato a cinque anni di confino per attività sovversiva poi modificati in tre anni di libertà vigilata.
Io allora non lo sapevo.
Però nelle sue lezioni la storia e la filosofia erano insegnate anche per trovare esempi di valore morale ed etico che inficiavano alla base i principi del regime fascista ed incuneavano in noi
i concetti del dovere di battersi per ideali democratici indispensabili per un uomo vero.
Era un maestro di vita.
Un compagno di scuola più grande di me, Arrigo Paladini, raccontò che un giorno bussarono alla porta dell’aula e si affacciarono due uomini dell’OVRA, la polizia segreta fascista e dissero “professore deve venire con noi” e Lui rispose ” uscite, devo prima finire la lezione”.
E quelli uscirono. Fu allora che si scoprì che era un antifascista attivo e coraggioso e per la scuola divenne un mito.
Nel ’41 finii il Liceo e mi iscrissi a Medicina come Cèfaro. Giove si iscrisse a Legge.
L’Università era allora un luogo in fermento e molti professori erano impegnati. Io ero già antifascista e cominciai a leggere Croce su suggerimento del prof.Albertelli e mi avvicinai anch’io al pensiero liberalsocialista del Prof. Calogero. Nel ’43 entro nel Partito d’Azione, erede della tradizione di Giustizia e Libertà di Rosselli.
Con l’otto settembre iniziò, dopo contatti con il Prof.Albertelli, la mia Resistenza e partecipai alle attività della terza zona del PdA che aveva come epicentro il quartiere Salario. Li era con me anche Corrado ed uno dei più attivi era Pier Luigi Sagona, nel cui appartamento era installata una piccola tipografia. Caio, che agiva nella zona di S.Lorenzo, faceva riferimento a lui come altri studenti universitari. Nell’organizzazione i nostri compiti erano quelli della distribuzione di volantini e giornali antifascisti e del proselitismo specialmente nelle scuole.
Era un esempio di Resistenza non armata.
La principale tipografia azionista era in via Basento già dal ’43.Il 19 novembre fu scoperta dalla polizia fascista e furono arrestati i responsabili. Il giorno dopo vengono catturati anche Leone Ginzburg, Carlo Muscetta e Manlio Rossi-Doria.
Il primo marzo’44 venne arrestato per una spiata il prof. Albertelli che era diventato il capo di tutta l’organizzazione militare del Partito d’Azione e portato alla Pensione Oltremare,covo della banda Koch.
Il 2 dello stesso mese fu arrestato Corrado Giove e rinchiuso a Regina Coeli.
E fu proprio il mio amico Corrado che incontrò in quel carcere il nostro ex professore in stato di sofferenza dopo le torture subite da Koch. E’ lui che lo vide attraverso le sbarre per l’ultima volta avviarsi verso l’eccidio delle Ardeatine.
La morte di Pilo Albertelli ha rappresentato un dolore costante che non mi ha mai abbandonato. Andai il 10 aprile alla messa a S.Maria Maggiore per commemorare i tre professori caduti alle Fosse, organizzata con molto coraggio, data l’occupazione nazista, dalle Associazioni antifasciste dei professori e degli studenti.
Dopo gli arresti nel Partito a Roma dovetti continuare la mia lotta con una banda partigiana di Viterbo e poi tornai nella mia città nei giorni della Liberazione e del ritorno alla libertà.
Ma,anche in quei giorni di gioia, sentivo dentro di me un’ansia che mi spingeva ad agire ancora per la mia patria occupata al nord. Era una decisione grave perché avrei dovuto lasciare la mia casa, mia sorella Isabella, gli studi e gli amici.
Ma partii perché più forte di ogni sentimento era la spinta morale a completare il mio dovere di italiano libero.
Guido Albertell
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Roma 6 Agosto 2008
Il Presidente e i soci tutti del circolo giustizia liberta' piangono la scomparsa
del loro socio,ambasciatore Joseph Nitti, grati per i grandi contributi dati in questi anni
alla democrazia del nostro Paese
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Ricordo di Giglia Tedesco
"Ho imparato tre cose", disse a conclusione dell'intervista di Anna Maria Riviello,pubblicata con questo
titolo l'anno scorso e accolta con grande interesse a Roma e dovunque fu presentata. "Dal PCI ho imparato
che "Noi" è più importante di “Io”.Quando sento qualcuno parlare sempre di se ho una reazione allergica.
Da mio marito ho imparato che bisogna guardare al futuro,alle cose che bisogna ancora fare. Dal movimento delle
donne che bisogna sempre partire dalla propria esperienza, che questa è una risorsa insostituibile. "
E’morta all’ improvviso il 9 novembre scorso,in piena battaglia per il Partito Democratico a cui aveva
partecipato con tutta se stessa.
Ogni giorno di più sento la mancanza di Giglia Tedesco.La sua telefonata della mattina mi rassicurava,sapeva
trasmettere I'innata forza positive che l'ha accompagnata per tutta la vita. Giovanissima entrò nel PCI,
pur essendo cattolica e credente,senza però aver mai fatto parte di organizzazioni cattoliche,cosa che teneva
a sottolineare ."La mia religiosità non ha mai costituito un modello di riferimento sul piano politico",soleva dire.
Lavorò per anni nella presidenza dell'UDI,chiamata da Luigi Longo,e fu parlamentare dal'68, su proposta di Nilde
Iotti,candidata nel collegio di Arezzo.Rimase in Senato per diverse legislature battendosi appassionatamente per
i diritti delle donne. Di famiglia naturalmente antifascista,di origine d'Irpinia, il nonno paterno sette volte
ministro con Giolitti,carattere autoritario non permise al figlio, padre di Giglia,di fare il tenore,il quale fece
poi l'avvocato e fu eletto con i liberali.
La madre, è sempre Giglia che racconta,"da vera abruzzese gestiva la famiglia in modo un po'teutonico,nei momenti
difficili era capace di fare la frittatina con tre uova per sei persone". Questo il clima familiare.
Di Giglia Tedesco mi piace ricordare la generosità, prima di tutto;era cosi generosa da non risparmiarsi mai,attenta
a chi le si rivolgeva,pronta a donare senza esitazione.Poi la coscienza.Dell’impegno cosi forte e assoluta da farle
trascurare la sua salute che da qualche tempo cominciava a vacillare.Con ogni stagione partiva:devo andare,diceva,
I suoi giudizi: sempre illuminanti,essenziali,equilibrati.Cosi l’abbiamo avuta per anni preziosa compagna al Circolo
Giustizia e Libertà di Roma,promotrice di incontri,attiva e partecipe.
Era di fondo allegra,amava la vita,la buona tavola,ma era anche riservata,non lasciava mai trapelare le sue sofferenze.
Un piacere le sere insieme in piccole trattoria a commentare con ironia benevola gli ultimi avvenimenti.
Un’amicizia,la nostra fatta di intesa,fiducia,complicità, assonanza ,di grande grandissimo affetto.
La Giglia segreta era nella sua bella casa,dove la presenza di Tonino Tatò,suo marito,si avvertiva intatta.
Alle manifestazioni politiche veniva con entusiasmo.Ricordo quella a San Giovanni con Nanni Moretti:sotto il sole,
in piedi per ore Giglia felice ed entusiasta.L'ultima a Piazza Farnese con Veltroni e le donne per il P.D.
Giglia ci credeva,aveva partecipato a tutta le riunioni,era andata a Milano,eletta nella Costituente,aveva messo
l'anima. Quella sera di principio d''autunno,quando venimmo via da piazza Farnese capii quanta amicizia aveva seminato:
tutti la fermavano,i compagni di sempre che le volevano bene e lei per tutti aveva una parola,carica di simpatia.
Col suo bel viso luminoso. L'ultimo suo slancio di generosità per il P.D. E ora? Giorni molto difficili,
grande sconvolgimento. Giglia, forse anche questa volta,avrebbe trovato una ragione per andare avanti con fermezza.
Neva Baiada
Roma,27 gennaio 2008
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